Per installare un sistema di videosorveglianza in condominio, bisogna avere il consenso dei condomini: sì o no? Ecco alcuni casi

Quando si decide di installare un sistema di videosorveglianza in condominio, bisogna tenere a mente che non si tratta di una scelta individuale, bensì riguarda l'intero condominio. Anche perché, in questi casi, basta un niente per elidere la privacy altrui. Cosa che al contrario risulta necessaria per interventi del genere. Quindi, domanda: è possibile installare un sistema di videosorveglianza senza avere il consenso dei condomini? Verrebbe da dire, "no, non si può". Ecco un caso concreto e la risposta.

videosorveglianza post gdprFacciamo un passo indietro: cosa dice il Regolamento GDPR?

Con l'entrata in vigore del nuovo Regolamento per la protezione dei dati personali (a partire dal 25 maggio 2018), sono subentrati molti dubbi su quali dati devono essere protetti e su quali regole devono essere seguite per l'installazione di telecamere. Per evitare violazioni e sanzioni penali, infatti, occorre capire se il sistema di videosorveglianza andrebbe a elidere la privacy dei condomini.

Facendo un passo indietro, a quanto riporta il Regolamento, la responsabilità all'interno di un condominio è a carico dell'amministratore. E tra le altre cose, ha il dovere di impedire la diffusione dei dati personali dei condomini. In che modo? Non facendo apparire nomi propri o altri dati personali all'interno di avvisi e comunicazioni varie, predisponendo un'informativa adeguata sul GDPR in modo che ogni condomino possa conoscere i dati raccolti e la loro finalità.

Di conseguenza, nel caso in cui venisse installata una telecamera all'interno di spazi comuni, l'amministratore deve rendere partecipi i condomini dei relativi interventi e fare in modo che non venga meno il rispetto della loro privacy.

Telecamere sì o no senza il consenso dei condomini?

Se come abbiamo detto ora, l'amministratore, per poter installare un dispositivo di sicurezza, da una parte, deve informare i condomini. Dall'altra, deve rispettare alcune regole, come ottenere la deliberazione dell'assemblea condominiale. A tal proposito, riportiamo qui un esempio concreto.

Un condomino si oppone alla decisione, da parte di altri condomini, di installare delle telecamere all'interno del condominio. Si oppone perché ritiene che costituisca una violazione del diritto al rispetto della vita privata. Un altro condomino interviene nella vicenda affermando che l'assemblea condominiale approva che le tre telecamere vengano installate in aree comuni. Nello specifico: una orientata verso la facciata, la seconda nell'atrio del piano terra e la terza nell'ascensore.

A questo punto, il condomino contrario si rivolge al tribunale per far rimuovere le telecamere. A sua volta, il tribunale si rivolge alla Corte di Giustizia UE chiedendo se è possibile utilizzare la videosorveglianza per garantire la sicurezza e la tutela delle persone, dei beni e dei valori e per la realizzazione di legittimi interessi, senza il consenso della persona interessata.

La Corte, facendo riferimento all'articolo 7 della direttiva 95/46, afferma che è necessario bilanciare le due cose: la tutela dei diritti del condomino e l'interesse di ottenere maggior sicurezza grazie ad un dispositivo. Tuttavia, quest'ultimo punto altro non è che il mezzo più efficace per garantire la tutela dei beni, della salute e della vita dei condomini. Di conseguenza, non può essere visto come qualcosa che elida la privacy altrui. Nonostante quanto detto, spetta al tribunale decidere se far rimuovere le telecamere oppure no nel caso specifico.

Quindi, ricapitolando: secondo la legge, è possibile far installare dei sistemi di videosorveglianza in condominio senza il consenso di qualche singolo condomino. L'importante è che abbia l'approvazione dall'assemblea condominiale.