La Cina continua la sua lotta contro il coronavirus utilizzando le risorse a disposizione, tra cui l'intelligenza artificiale.

In un precedente post, abbiamo già parlato di come la Cina stia combattendo il coronavirus grazie all'utilizzo della tecnologia e dell'intelligenza artificiale. Abbiamo visto come abbia adottato soluzioni molto affidabili ed efficienti per far rispettare le misure di prevenzione e sicurezza. E come sia stata capace di inventarsi delle alternative geniali. Oggi proseguiamo con questo argomento però affrontando un aspetto ancora più grave, legato alla violazione della privacy delle persone.

Cina vs coronavirus vs privacy

Che la Cina abbia fatto bene ad impiegare la tecnologia e l'intelligenza artificiale per scopi nazionali a beneficio della popolazione, siamo tutti d'accordo. Però potremmo non essere d'accordo sul fatto che a causa di questo problema, siano state "sorvegliate" illegalmente le persone. Infatti, a quanto pare, il governo cinese, tramite gli strumenti a disposizione, non avrebbe rispettato la privacy altrui.

Questo è quanto emerge dall'articolo di approfondimento di Shawn Yaun: il giornalista utilizza un'espressione inglese per definire l'enorme violazione di dati personali ad opera della Cina. Real-name system, un'espressione che ben esprime la condizione in cui sono costretti a vivere i cinesi. Spiati, sorvegliati e ignari di tutto. Ogni loro banale spostamento o azione viene captata dai sistemi dell'AI o dalle telecamere di sorveglianza, che registrano e riconoscono le diverse identità. Questo perché il governo cinese ha diffuso l'obbligo di fornire le proprie generalità anche solo per prendere un treno.

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Un atteggiamento del genere può sembrare "preventivo" per la situazione in cui ci troviamo noi e si trova la Cina attualmente. Ma pensare che i nostri dati personali possono essere utilizzati per secondi fini e manipolati senza il nostro consenso non è per niente piacevole. Un esempio ce lo riporta sempre l'articolo di Yaun. Dove spiega come un ristoratore di nome Ren, abitante di Hubei, luogo di incubazione del virus, sia stato trattato dalla polizia locale.

Nello specifico, la polizia si sarebbe presentata a casa sua per ordinargli di mettersi in quarantena. E fin qui, quasi tutto nella norma. La cosa che ha sconvolto Ren è quando gli hanno chiesto di fornire il suo numero di telefono. Ovviamente lui si è rifiutato e  non rispettando le disposizioni ricevute, si è allontanato dal proprio domicilio per recarsi in una vicina azienda agricola e acquistare delle verdure da mettere a tavola per il pranzo di capodanno. Il telefono gli è squillato ed era la polizia che gli ordinava di rientrare a casa.

Tecnologia e intelligenza artificiale: danno o vantaggio?

Il caso di Ren e di molti altri cittadini cinesi ci deve far riflettere su come i governi siano in grado di manipolarci in favore dei loro scopi. Certo, non da tutte le parti del mondo accade questo, però la tecnologia e l'intelligenza artificiale stanno portando a superare dei confini mai superati finora. E stanno inoltre portando l'uomo ad abituarsi e a fare affidamento solo su di loro, sulle loro risorse e potenzialità. Questo perché sfruttandoli di giorno in giorno crea nell'uomo un bisogno di continuare a sfruttarli, una sorta di abitudine, che potrebbe sfociare nella dipendenza. E secondo voi, la tecnologia e l'intelligenza artificiale sono solo vantaggio o anche danno?