Attraverso telecamere di videosorveglianza, è possibile controllare che vengano utilizzati i DPI per la sicurezza dei lavoratori.

La sicurezza sul posto di lavoro è importantissima e va tutelata attraverso regole ben precise. Lo "Statuto dei lavoratori" ammette tra gli strumenti di sicurezza e prevenzione l'installazione di sistemi di videosorveglianza. Con riferimento all'articolo 4 e all'articolo 23 del Decreto Legislativo 14 settembre 2015, attuativo del Jobs Act. Ovviamente se ne prevede l'utilizzo e il controllo solo per esigenze organizzativo-produttive, per la sicurezza sul lavoro e per la tutela del patrimonio aziendale. Quindi, soprattutto in questo periodo di emergenza Coronavirus, la videosorveglianza può essere un valido supporto per monitorare il corretto utilizzo dei DPI.

Che cosa sono i DPI?

Acronimo di Dispositivi di Protezione Individuale, essi riguardano tutta la serie di indumenti, attrezzature e strumentazioni in grado di proteggere la sicurezza e la salute dei lavoratori. La legge li classifica in tre categorie, in base alla tipologia di rischio connesso all'attività lavorativa.  E riparano e proteggono le seguenti parti del corpo:

  • vie respiratorie
  • capo
  • occhi
  • viso
  • pelle
  • udito
  • arti superiori
  • arti inferiori.

 

Risultato immagini per sicurezza sul lavoro e videosorveglianza

A disciplinare il corretto utilizzo di questi dispositivi è il Decreto Legislativo n.17/2019, in vigore dal 12 marzo 2019 con un'aggiunta del 14 marzo 2020 in seguito all'emergenza Coronavirus. Tra le nuove misure da rispettare, infatti, figura l'utilizzo obbligatorio di mascherine, guanti, occhiali, cuffie e camici. Ovviamente da indossare solo nel caso in cui il lavoro imponga una distanza minore di un metro e non siano possibili altre soluzioni organizzative.

La videosorveglianza per monitorare i DPI

Come detto prima, la sicurezza e la tutela della salute sul posto di lavoro rientrano tra i motivi ammessi dallo Statuto dei lavoratori per l'utilizzo delle telecamere. La loro presenza in determinate zone dell'azienda ha il compito di individuare possibili condizioni di rischio che potrebbero poi causare incidenti o infortuni. Questo è anche da intendere per quanto riguarda le azioni scorrette da parte dei lavoratori. Se ad esempio non indossano i DPI o li indossano in maniera scorretta.

Il monitoraggio delle telecamere permette così all'azienda, da una parte, di intervenire per migliorare il grado di sicurezza e, dall'altra, di intervenire sui lavoratori con azioni correttive.

Telecamere sul posto di lavoro: cosa dice la legge sulla privacy

Come prima legge, lo Statuto dei lavori afferma che per poter installare qualsiasi dispositivo di videosorveglianza sul posto di lavoro, il datore deve stipulare un accordo collettivo con i rappresentanti sindacali. Oppure, in caso questi non ci fossero, deve chiedere l'autorizzazione all'Ispettorato Territoriale del Lavoro.

Inoltre, il datore deve informare i lavoratori dell'installazione delle telecamere e fornire loro un'adeguata informativa sulla privacy, come dispone il GDPR. Nello specifico, deve informarli sul relativo trattamento dei dati video e sulle tempistiche di conservazione delle immagini.

videosorveglianza post gdpr

Per una maggior sicurezza, il datore deve poi nominare per iscritto gli incaricati che potranno accedere alle immagini e per quanto potranno conservarle e quando cancellarle. La conservazione delle immagini è non di più di 24 ore, estendibile fino a sette giorni con autorizzazione dell'Ispettorato Territoriale del Lavoro e del Garante della Privacy.

Infine, il datore ha l'obbligo di esporre il cartello "Area videosorvegliata" all'ingresso dell'azienda o prima di accedere ai locali sottoposti a videosorveglianza.